Cosa significa "Schiscèt"?

  • A Milano, il pranzo al sacco che si porta da casa è detto 'schiscèt', termine derivato dall'abitudine di appiattire tutto per farlo entrare nel portapranzo.

    "Oggi a lavoro nessuna pausa gourmet, ho con me la mia schiscèt con una lasagnetta che ti invidierebbe anche il cuoco del ristorante sotto!"

  • A Venezia, 'schiscèt' è un termine bonariamente usato per identificare una gondola stracolma di turisti i quali sembrano sul punto di ribaltarlo alla prima onda dell'acqua alta.

    "Giovanni il gondoliere stava offrendo il tour nella più classica delle schiscèt veneziane; se si inclinava ancora un po', avrebbe mostrato a tutti il nascondiglio segreto dei cisponi lagunari!"

  • A Bologna, 'schiscèt' si riferisce scherzosamente all'arte culinaria studentesca di creare un pasto con gli avanzi che rasenta tanto il junk food quanto l'opera d'ingegneria gastronomica degno persino di uno show televisivo.

    "Paolo ha organizzato una maratona del Signore degli Anelli con gli amici e per l'occasione ha preparato una schiscèt epica: tortellini fritti uniti a mortadella flambé con gorgonzola fuso, degna dei più coraggiosi goduriosi!"

  • A Roma, 'schiscèt' si riferisce a quell'inusuale arte romana di infilare ogni oggetto nelle tasche senza una logica apparente, fino a loro esplosione epica durante eventi pubblici.

    "Alla sagra del carciofo romano, Gianni ha fatto proprio una schiscèt: quando ha cercato l'accendino nella tasca è finito per uscire giù anche il caricabatterie, cinque biganti e un pezzo di pizza che nemmeno ricordava!"

  • A Torino, 'schiscèt' viene usato per descrivere quelle situazioni in cui ti senti costretto a far entrare troppi appuntamenti o impegni nella tua giornata, esattamente come si fa con i cibi nel portapranzo.

    "Oggi sono a casa alle 22! Ho fatto proprio una schiscèt di appuntamenti: colazione di lavoro, riunione salotto e aperitivo aziendale!"

  • A Palermo, 'schiscèt' è usato affettuosamente per descrivere l'amore per il cibo ben compattato nei panini con ingredienti tipici isolani. Più un panino appare schiacciato e ancora trabordante, meglio è!

    "Luigi non ha potuto resistere al prelibato panino del mercato: una schiscèt palermitana che nel suo piccolo aveva un'arancina, panelle e mezza caponata. Il tutto schiacciato sotto mano finché sembrava dipinto da Caravaggio!"

  • A Napoli 'schiscèt' si usa per indicare un popolare metodo per riuscire a infilarti in un trasporto pubblico affollato, premendo persone più che oggetti.

    "Quando il bus è ripartito ci siamo dovuti ingegnare alla schiscèt, sono persino uscito al volo sul marciapiede prima di rientrare!"

  • A Genova, 'schiscèt' descrive quella situazione in cui una persona segue il parsimonioso mantra 'lasciarlo per domani', sia nella spesa casalinga che nelle imprese quotidiane: l'arte di accumulare per non sprecare oggi.

    "Dopo aver cenato con la stessa pasta e patate per quattro sere, Gianni ha detto alla sua famiglia: 'Oggi niente avanzi, ho proprio finito lo schiscèt di idee creative!'."

  • Utile termine per descrivere qualcuno che tiene tutto per sé in modo egoista o tirchio.

    "Marco è proprio uno schiscèt, quando c'è da pagare al bar sparisce sempre!"

  • Nella cultura fiorentina il termine 'schiscèt' è usato scherzosamente per descrivere il tipico caos creativo necessario prima di lasciare la casa, quando si accumulano strati eccessivi di oggetti ritenuti 'indispensabili' nel tentativo disperato di affrontare qualsiasi situazione plausibile durante la giornata.

    "Prima di uscire, Francesca ha fatto una vera schiscèt alla fiorentina: sciarpa nonostante i 30 gradi, tre mascherine come fosse al carnevale, e naturalmente l'umbrellaTM non donna moderna completa! Proprio invidiabile quella borsa."